302 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO za; non sono mai transitorie o determinate da speciali condizioni di vita. Non si può dire di lui la frase comune: « da qualche tempo gli è venuta la mania di ecc. ecc. » perché più o meno sono sempre le stesse, dacché è nato. Una per esempio delle sue più tenaci manie è quella della pulizia, determinata da un irrefrenabile disgusto per tutto ciò che non gli appartiene esclusivamente, si tratti di un bicchiere, di una posata, di biancheria, e persino della bocca di una donna (pretesa questa ultima un po’ esagerata); un’altra, non meno tenace e che rientra nei suoi riti ama-torii, quella di battezzare le donne. Un’altra ancora è di quella dei motti. Credo che nessun artista, nessun uomo al mondo, abbia mai adottato e creato per sé e per gli altri un numero più sterminato di motti e di divise italiane, latine, francesi e greche. Il motto fa parte integrante di ogni creazione e di ogni gesto di d’Annunzio: da quello di conquistare una città a quello di dare in regalo anche il più piccolo e più insignificante oggetto. Il motto consacra, racchiude e perfeziona ogni gesto o fatto della vita di d’Annunzio, adorna e nobilita ogni cosa da lui posseduta, segna e caratterizza i periodi della sua vita; e siccome muta col mutare dei suoi desideri e delle sue aspirazioni, può essere innumerevole come innumerevoli sono gli stati d’animo e gli eventi della vita di un uomo della sua natura. Perciò, mentre gli artisti e in genere tutti i grandi uomini (appartengano essi all’epoca presente od ai secoli passati) hanno per cosi dire concretato il loro carattere ed i loro ideali in un motto, talvolta in due o tre al massimo, e ciò durante tutto il corso della loro vita, i motti di d’Annunzio invece si contano a cinquantine. La facoltà di crearne è in lui inesauribile come lo è l’abilità nel rintracciarli nei testi più ignorati e nell’adattarli immediatamente al caso suo. Anche in questo campo, egli è un creatore geniale, tanto che ho esitato a classificare que-