64 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO amare un poco gli sport e molto la compagnia delle signore; bisogna anche non sdegnare quella degli uomini. Il « mondano », se va a prendere il tè nel pomeriggio e qualche volta alla sera da Madame X o Y, non trascura però di passare nei Circoli la fine dei suoi pomeriggi, e, se è scapolo, parte della notte; conosce il bridge, balla, e riceve in casa sua, se ne possiede una. Ora d’Annunzio, anche nei periodi scioperati, non si è mai sognato di condurre una vita di questo genere. Anzitutto detesta la compagnia degli uomini. Scommetto che dall’infanzia non è entrato più di trenta volte in un caffè o in un bar. Se gli è occorso casualmente d’entrarvi qualche volta e di passarvi un quarto d’ora, si è sempre guardato intorno mezzo stupito e mezzo divertito, come l’Urone appena sbarcato in Guascogna. Siccome non è mai stato fumatore, siccome non si è mai avvicinato ad un bigliardo ed ha sempre detestato l’affollamento, il rumore e la vicinanza degli sconosciuti; siccome ha sempre ignorato i giuochi di carte e non ha mai bevuto un aperitivo, egli considera i caffè ed i tea-rooms come luoghi singolari ove delle specie di fachiri maschi e femmine stanno seduti per ore davanti a tavolini, senza alcuno scopo apparente, e quel che è più, alla mercé di qualsiasi conoscente o amico che voglia sedersi accanto a loro! Eventualità, questa, che a d’Annunzio, solo a pensarla, mette i brividi addosso ! L’adorazione per l’Arma dei Carabinieri è nata in lui dal giorno in cui quei bravi militi, che, se fosse lecito, egli coprirebbe d’oro, lo proteggono al Vittoriale contro gli importuni. Uno dei grandi meriti che egli mi attribuisce è di aver tutelato e difeso il suo isolamento per anni. Raccomandandomi un giorno ad un altissimo personaggio (chiedo venia al lettore di dover citare una sua lode forse esagerata) egli scrisse di me: