788 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO sempre obbiettivo e sereno, sbagliatissima e immeritata. La sincerità non è mai irriverente anche se poco simpatica ad intendersi. Per ritornare alla decorazione e all’arredamento vero e proprio del Vittoriale, che cosa importa, dico io, che l’elica che abilissimamente si muta in motivo decorativo di un soffitto, sia quella dell’idrovolante con cui De Pi-nedo ha compiuto diecimila chilometri, che la stoffa che fascia un calco di Michelangelo sia stata donata da Kemal Pascià, che un volume della biblioteca abbia appartenuto a Napoleone, di cui d’Annunzio possiede anche la maschera, che il pianoforte della Stanza della Musica sia quello di Liszt, quando tutti questi oggetti, più che distribuiti, accatastati sia pur con arte e con gusto squisitissimo, fanno d’ogni stanza una vera stanza da museo o da bottega d’arte? Certamente questo susseguirsi fantasmagorico di evocazioni gloriose, di nomi formidabili, di gesta eroiche, più che impersonate, riviventi, per cosi dire, in ogni oggetto, in ogni drappo, in ogni statua, in ogni simbolo, provocano nel visitatore uno stato d’animo tra l’ammirativo e il religioso che insensibilmente sviano e travisano il suo giudizio. La presenza poi del Comandante che illustrava ogni cimelio e lo animava di vita irreale colla potenza inimitabile e suggestiva della sua parola, colla ricchezza e novità imprevedibile delle sue immagini, colla creazione immediata e improvvisa d’una atmosfera di passione e di gloria, distruggeva ed annichilava anche nei più saldi ogni velleità di libero e spassionato esame. Chi entra nel Vittoriale entra nella dimora di Aladino, delle Mille e una Notte. Uscendone, dopo qualche ora, ha la sensazione di svegliarsi, non sa bene se da un sogno o da un incubo, e, nove volte su dieci, gli sarebbe impossibile descrivere quel che ha visto. Tutte le descrizioni che ne son state fatte finora, risen-