XXIV D’ANNUNZIO E LA GUERRA L’ANGOSCIOSA ATTESA - UNA CASSANDRA INASCOLTATA - IL TRIONFALE VIAGGIO - GLI OZI DI CAPUA - IL «CURRICULUM VITAE » DI UN EROE - LUDWIG MI CHIEDE SE D’ANNUNZIO È CORAGGIOSO - D’ANNUNZIO E TURENNE - IL POETA GIUDICA GLI UOMINI DI GOVERNO ED I CAPI MILITARI - « FRANCE, FRANCE, SANS TOI LE MONDE SERAIT SEUL !» - « COMBATTIAMO E PERSEVERIAMO » Ho già detto in un altro capitolo che il voler stabilire un parallelo tra l’esilio di Gabriele d’Annunzio ed altri celeberrimi esilii che storicamente hanno preceduto il suo, come quelli di Dante e di Mazzini, sarebbe fare un grave torto alla memoria di quei grandi fuorusciti, che di questi esilii furono ad un tempo vittime ed attori. La stessa considerazione mi sento di fare a proposito di quel preteso travaglio politico (inteso anche nel senso di preparazione) che secondo taluni avrebbe preceduto il ritorno in Patria del Poeta, avvenuto nel maggio 1915. Anche in questo caso, il parallelo non calza affatto, poiché non ne esistono gli elementi costitutivi: mancò il contatto con coloro che, rimasti in Italia, combattevano per gli stessi ideali; mancò anche il più insignificante accenno di accordo con costoro; mancò il benché minimo aspetto, dal canto suo, di partecipazione ad un complotto politico. Oltre a non essere cospiratore né per natura sua né per passione, d’Annunzio, che dimostrò a suo tempo d’essere un grande capo spirituale, non seppe mai assumere il comando palese o segreto di un partito. Essere il capo effettivo non vuol dire soltanto comandare, ma anche sottoporsi personalmente a quella disci-