630 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO stanzi di Roma, la sua esagerata preoccupazione della verità storica gli giocò un brutto tiro. Egli aveva preteso che vere bombarde ed autentici mangani di guerra entrassero in azione durante l’assedio della Rocca del Malatesta. Quel che accadde è indescrivibile ed unico negli annali del teatro. Un fumo acre e spesso ottenuto scientificamente dal chimico Helbig, accecò e mozzò il respiro dei disgraziati spettatori, che urlando e fischiando abbandonarono il teatro. Per di più una grossa pietra lanciata da un màngano fece semplicemente crollare un muro di chiusura del palcoscenico. La tragedia che già pericolava per conto suo, ne approfittò per cadere anch’essa fragorosamente. L’interessamento di d’Annunzio per una sua opera teatrale cessa automaticamente nell’istante in cui l’opera va in scena, come del resto cessa per il libro non appena esso vien pubblicato. Il fatto è ancor più sensibile per l’opera teatrale che per quella letteraria. D’Annunzio non è più nemmeno uno spettatore. Si trasforma in un perfetto indifferente, tanto che non va nemmeno al teatro la sera della «prima» e si comporta in modo contrario ad ogni sua abitudine. Qualche volta va a fare una passeggiata solitaria; più sovente si rifugia in un caffè, cosa rarissima da parte sua. Quanto al suo umore, è ottimo e scevro di qualsiasi preoccupazione. Alla prima del « San Sebastiano », il Poeta scomparve verso le nove. Lo ricercai dappertutto e lo rintracciai per puro caso, due ore dopo, in un angolo di una « brasserie » vicina al Teatro dello Chàtelet. Si era fatto servire un « café-crème » e... s’era placidamente addormentato come un Apostolo nel bosco degli