368 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO nuta in lui una specie di rito obbligatorio, invia all’editore, e (se si tratta di opere teatrali) all’interprete principale e all’impresario, dei brevi telegrammi d’esultanza, che celebrano la sua vittoria sul mostro. Tale è il nome che egli suole talvolta dare alla creazione con cui ha lottato fino all’istante prima, come Giacobbe con l’Angelo. È avvenuto a d’Annunzio che alcune sue opere gli si siano allungate smisuratamente contro ogni suo progetto e previsione e ciò mentre egli stava scrivendole. Cosi è accaduto per il « Forse che si forse che no » che nella sua primitiva concezione doveva avere proporzioni assai minori. Il fatto diede all’editore Emilio Treves il pretesto di produrre quella stranezza editoriale che fu la prima edizione di quel romanzo, divisa in due volumi che apparvero l’uno dopo l’altro. Cosi avvenne anche per la « Leda senza cigno », che apparve non più in due, ma in tre volumi, dei quali il primo (di 159 pagine) contiene il racconto vero e proprio che dà il nome al volume ed il secondo ed il terzo (rispettivamente di 173 e di 223 pagine!) non sono in realtà che altri due libri di memorie e di considerazioni, malgrado siano da lui intitolati « Licenza ». Cosi sta anche avvenendo ora, mentre siamo nel 1934, per il volume della « Pisanella » ( « La Pisanelle ou la Mort parfumée ») che d’Annunzio non si decise mai a pubblicare presso il suo editore Calmann Lévy, benché quest’ultimo abbia in mano le bozze complete corrette e impaginate sin dal 1913 ! E ciò per la ragione che l’autore aveva, fin d’allora, deciso di far precedere l’opera da una prefazione. Questa famosa prefazione (scritta anch’essa in lingua francese) è stata recentemente portata a termine da d’Annunzio, al Vittoriale. Ma mentre, nella primitiva sua idea, avrebbe dovuto essere di una ventina di pagine, si è trasformata « en cours d’exécution » in una vera e propria