530 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO È vero che nella storia vi sono stati numerosi esempi di persone che, oltre al possedere il più illuminato patriottismo, seppero anche conciliarlo con eminentissime qualità politiche : tipico, per esempio, nel passato il caso di Cavour e unico quello di Mussolini. Ma vi sono altrettanti esempi di eroi e di intemerati patrioti che, se accadeva loro di varcare la soglia di un Parlamento e di occuparsi quindi direttamente di politica, non solo sembravano perdere persino la loro combattività ma divenivano (almeno in quella determinata occasione) personaggi di nessun rilievo. Il caso di Garibaldi insegna. Ora che d’Annunzio sia un patriota in tutta l’estensione del termine, non è messo più in dubbio, oggi, da nessuno. Anche a prescindere completamente dalla sua multiforme e sempre eroica azione di combattente, le manifestazioni di puro e fulgido patriottismo sono, nella sua vita, innumerevoli. Il sogno di una patria grande, potente e rispettata; l’angoscia che questo sogno non possa avverarsi che parzialmente, sono sentimenti che troviamo in lui radicati, sin dalla primissima adolescenza. Le « patenti di nobiltà » di questo suo patriottismo datano infatti da quando egli non aveva che quattordici anni e le troviamo in una lettera che vale la pena venga qui riportata per intero. La lettera è del 22 marzo 1877 ed è diretta del Poeta fanciullo ad un suo amatissimo maestro: « Non avrete dimenticato che nel di in cui vi lasciai, mi diceste commosso: Studia, Gabriele, e fa onore alla patria, alla famìglia e a me. « Ebbene, queste parole io le avrò sempre qui nel mio cuore e ve ne serberò gratitudine eterna. « E non crediate che siano state dette invano. Oh no, voi sapete quanto amo la nostra Italia, voi sapete che darei tutto per essa, e sapete anche che questi principii me li avete infusi voi e mio padre; dunque mi fareste oltraggio soltanto a pensarci.