666 VITA SEGRETA DI GABRIELE D'ANNUNZIO è mai stato. Lo diceva francamente egli stesso. Avendogli 10 trasmessa ad Arcachon, nel febbraio del 1915, la proposta di un articolo per un giornale estero, a condizioni assai vantaggiose, articolo che doveva essere però consegnato tre giorni dopo, mi scrisse per espresso: « Questa improvvisazione è, come sai, di là delle mie forze. Non mi provo neppure ». E in un’altra occasione analoga: « Con tutta la buona volontà non ho potuto ancora mandarti il “morceau” brillante ». E finalmente (più categoricamente ancora) mi scrisse nel 1921, rispondendo ad una proposta, che gli avevo trasmessa, di collaborazione estera: « Tu sai quanto mi ripugni 11 giornalismo, perciò non sono proclive ad addossarmi un tanto carico. Io non posso essere se non un collaboratore, magari esclusivo ma estroso. Del resto » concludeva, « ho molta voglia di scrivere libri ». Certo anche in questo campo egli riuscì a supplire alle deficienze, col suo immenso ingegno e col suo grande potere di adattamento. Perciò, anche come giornalista egli seppe imporsi sin dal principio della sua tanto splendida ascesa, in modo tale da stupire lo stesso Scarfoglio, che possedeva invece in sommo grado tutte le qualità ed i difetti del giornalista-tipo. Gli esordi di d’Annunzio in questo campo furono d’una modestia confinante con l’ingenuità. Lo scrittore che un giorno doveva rifiutare cinquantamila lire per una colonna e mezza di giornale, cominciò accontentandosi spesso di una scatola di «fondants » o d’un credito aperto, sino a concorrenza di dieci o quindici lire, presso un fiorista della Capitale (1). (1) Il pagamento in merce non fu mai però da lui completamente abolito anzi lo accettò e se ne diverti sempre. Infatti, durante ?1 periodo della Capponcina possiamo registrare un levriero nero come compenso per un articolo di rivista, e nel 1920 la proposta fatta al Senatore Coty (sia pur scherzosamente) di ricevere casse di profumi in cambio di artìcoli per il « Figaro ». È doveroso aggiungere che Coty mandò immedia-