d’annunzio e il cinematografo 173 straordinaria cordialità del Poeta un po’ grazie al Bordeaux bianco e al Bourgogne rosso, s’erano andati man mano facendo coraggiosi e avevano sciolto il loro scilinguagnolo. Alla frutta parlavano di tutto con assoluta spudoratezza: di arte, di letteratura, di politica, di psicologia. E d’An-nunzio si divertiva un mondo! Alla fine il loro entusiasmo esplose: « Ma sa, Maestro » disse uno dei due, « che è incredibile come, contrariamente a quanto credevamo, con lei ci si trova subito in confidenza e si osa parlare come con una persona qualunque! ». « Ma allora voi ignorate» rispose d’Annunzio col suo più bel sorriso, « che io sono come il mio collega Orfeo... » «Già, già », fece ridendo l’altro. «Come Orfeo! ». E volgendosi a me, aggiunse: «Che uomo straordinario! che cultura ! Le sa proprio tutte ! Mi dirà poi lei chi è questo Orfeo ». 10 però stimai preferibile lasciarlo nell’ignoranza. Firmato il famoso contratto, d’Annunzio non se ne curò più. L’arte cinematografica era allora ai suoi primi albori (non posso dire vagiti perché, grazie a Dio, non esisteva ancora il film sonoro), e, delle riduzioni sullo schermo delle sue opere, il Poeta si occupò assai meno di quanto un compositore celebre suol curarsi delle ariette di una sua opera suonate dagli organetti che girano per i villaggi. Né volle mai vedere in qual modo i soggetti fossero interpretati e realizzati. Solo dieci anni dopo, in un cinema di Fiume ove si proiettava una di quelle riduzioni, doveva capitare al Comandante, per pura combinazione, di essere presente. 11 film proiettato era precisamente la prima realizzazione cinematografica del romanzo: « La Leda senza Cigno ». Il poeta si sbellicò dalle risa dal principio alla fine, tanto lo spettacolo gli sembrò fanciullesco e caricaturale. Fu questa la sola e unica volta che d’Annunzio assi-