288 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Ormai, l’amore alle piccole ed innocenti beffe (i) diminuisce in lui, e svanisce quasi completamente. Egli non si diverte più come un tempo. Fu infatti nel periodo francese, che, probabilmente per l’ultima volta in vita sua, d’Annunzio si mise in costume per prender parte a due balli mascherati. La prima volta al Veglione dell’Opéra di Parigi nel dicembre 1913, la seconda ad un ballo in costume dato dal pittore Brunelle-schi nel suo « atelier ». All’Opéra andò in domino nero e maschera; da Brunel-leschi portò invece un costume da gentiluomo veneziano del ’700, con relativo tricorno, «bautta » e mantello rosso, che gli avevo preso in affitto da Landolff (2). Entrammo all’Opera, mascherati allo stesso modo, a mezzanotte passata, nel momento cioè in cui il veglione « battait son plein ». Era il primo « bai masqué » che aveva luogo all’Opéra di Parigi dopo almeno quindici anni, durante i quali il tradizionale e celeberrimo veglione era stato abolito. Si trattava dunque di una ripresa eccezionale. Il veglione ebbe un successo enorme: forse non fu cosi pazzo, né cosi ricco d’intrighi come i suoi antenati dell’epoca di Gavarni e della contessa di Castiglione, ma in compenso fu di uno sfarzo inaudito. Non una delle donne più belle della Parigi dell’epoca mancò all’appello e i costumi toccarono i vertici dell’eleganza e dell’impudicizia. D’Annunzio si diverti immensamente a far visita nei palchi accompagnato da me e ad « intrigare » una folla di signore che conosceva. E tanto più si diverti, in quanto era convinto che le donne si mostravano con lui graziose e accoglienti unicamente per merito della seduzione ( 1 ) Le beffe eroiche come quella di Buccari non hanno evidentemente che un semplice rapporto d’origine con quelle fanciullesche a cui alludo e che incominciano colle « bambocciate » (cosi le chiama lui) del Collegio Cicognini. (2) Celebre vestiarista teatrale di Parigi.