182 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO e poi abbandonati, di versamenti d’anticipi mai seguiti da consegna di manoscritti e cosi via. Cosi come ad ogni attrice, non dico bella, ma appena carina, d’Annunzio aveva sempre avuto l’abitudine « in limine possessionis» di promettere, con la mano sul cuore, una commedia o una tragedia scritta appositamente per lei, dopo « Cabiria », e sempre con la stessa solennità, egli cominciò a promettere alle dive e alle aspiranti dell’Arte allora muta, che varcavano la soglia della sua casa, dei soggetti per film. Le dive e le aspiranti non mancavano mai dal canto loro di comunicare la promessa del Maestro ai direttori delle case cinematografiche e ai « metteurs en scène». Lascio a voi l’immaginare cosa avvenisse, dopo comunicazioni « riservate » di questo genere, in quell’ambiente tanto corretto e tanto austero che si chiama « ambiente cinematografico ». In realtà, dal 1913 in poi, d’Annunzio, per il cinematografo, concepì e scrisse una sola opera:«La Crociata degli Innocenti ». Infatti, persino il racconto « L’uomo che rubò la Gioconda » sceneggiato per film dal Poeta non è anch’esso che una rifacitura, o meglio ancora una trasformazione, d’un soggetto concepito e scritto da d’Annunzio per l’editore Pietro Laffitte che si riprometteva di pubblicarlo in appendice sul quotidiano « Excelsior ». Ma la « Crociata degli Innocenti » (che fu più tardi pubblicata) non potè mai essere utilizzata. Ragioni tecniche (l’impiego per esempio di masse di bambini) ne rendevano quasi ineffettuabile l'attuazione. Inoltre, per il pubblico del cine, lo svolgimento non avrebbe potuto destare che un interesse relativo. Il lavoro è stato, come ho detto, pubblicato, e ciascuno, leggendolo, può rendersi conto di come esso mal si presti allo scopo al quale lo destinò l’autore. È invece inspiegabile come « L’uomo che rubò la Gioconda » non abbia sedotto i « rabdomanti » di soggetti per film. La trama esula dalle solite stucchevoli storie alle quali l’America ha abituato da principio, e guastato in seguito,