XII COME D’ANNUNZIO CREA UN CAPOLAVORO «LA VOCE IMMENSA ED IMPERIOSA » - FESTINA LENTE - L’INCUBAZIONE, LA DOCUMENTAZIONE, LA CREAZIONE - I LIBRAI MOBILITATI - IL DEPOSITO INTELLETTUALE - I TACCUINI DEL POETA - LA CARTELLA DI SUORA BIANCA - IL MOSTRUOSO TARLO - LA QUARTA GIOVINEZZA DEL POETA - D’ANNUNZIO E LAMARTINE - LA NEMICA PRIMAVERA - IL MANOSCRITTO -L’INSAZIABILE REMINGTON - I BOLLETTINI DELLA VITTORIA -L’OSTINATO AMANUENSE - «HO AMMAZZATO LO SMISURATO BUFALO !» - LE GAMBE DELL ’ARCIERE - LA SFORTUNA DI MADAME SIMONE - I SANTI TRAFITTI PARTONO PER VERSAILLES - ALLELUIA! - IL TOSON D’ORO DI MAURICE BARRÈS Se la creazione di un’opera d’arte dovesse essere subordinata ad una severa disciplina tanto dello spirito quanto del corpo, come taluni credono e hanno affermato, si dovrebbe allora concludere che d’Annunzio, nella sua vita, abbia fatto di tutto per non creare delle opere d’arte, poiché pochi artisti al mondo sono stati più sistematicamente e sfacciatamente irregolari nel loro lavoro, quanto il nostro eroe. Imporsi una regolare produzione intellettuale durante un numero determinato di ore del giorno e della notte, come se la imponeva Emilio Zola, cioè imporsi un lavoro indipendente da ogni estro o « raptus » creativo, e per di più, imporselo colla convinzione (come affermava categoricamente l’illustre e prolifico autore francese) che per stimolare la fantasia non vi sia miglior sistema che quello di sedersi al tavolo e mettersi a scrivere, sarebbe per d’Annunzio cosa altrettanto impossibile quanto l’obbligare se stesso a desiderare una donna a giorno ed ora prestabiliti.