immorale ; così come oggi il saluto della gratitudine s’abbatte alla pietra che sorge sulla tua tomba. Povero Ucekar ! Scrivendo queste righe, non mi so difendere dal ricordo della tua dolce e malinconica figura ; e mi trema ancora nell’anima l’eco della tua voce che — riassumendo dopo una lunga conversazione il pensiero dell’italiano e del socialista sui conflitti dei partiti e delle razze dilaceranti l’Austria — mi diceva, commossa : — E tanti giornali italiani mi chiamano il croato ! Povero Ucekar ! Le canaglie del nazionalismo forcaiolo e gli accademici dell’irredentismo che inneggiano alla italianità di Trieste al di qua del securo confine, ti hanno chiamato il croato; ma la borghesia triestina, quella stessa borghesia triestina contro la quale Tu suscitasti i primi nuclei dei lavoratori, t’ha reso giustizia; e qui io voglio ristampare le parole con le quali l’organo maggiore dei nazionalisti italiani della regione Giulia — Il Piccolo — ha salutato riverente il tuo corpo consunto dal lavoro e dalla febbre dell’ideale e coperto dall’ombra della morte: “ Carlo Ucekar era un vero apostolo. Pieno di fède egli stesso, aveva dedicato la vita alla propaganda. Ma era un apostolo calmo e mite, non un fanatico o un violento. Di parola facile, se non corretta ; semplice, non già trascurato nella forma, era caro ai suoi compagni di parte, e simpatico a tutti. Onesto, sincero, leale, gli avversari lo stimarono profondamente, e i compagni si affidavano a lui come a padre o a fratello. “ L’organizzazione del partito socialista a Trieste è, preponderantemente almeno, opera dell’Ucekar. lattosi socialista per sentimento, egli, che da gio-