— 116 — testasse contro la Pola militare, che avea mandato i fuochisti-soldati a sostituire gli scioperanti triestini. * Ancor prima della proclamazione dello stato d’ assedio, avvenuta domenica 16 febbraio di mattina, la polizia ed il municipio avevano pubblicato dei manifesti raccomandanti la calma. E la calma regnava invero ovunque, quando capitò da Vienna, sulle ali del telegrafo, la notizia della proclamazione dello stato d’assedio. La procedura della proclamazione mise tosto di buon umore i triestini, a cui quella faccenda faceva l’effetto di una farsa o d’una operetta, poiché ci entravano anche le trombe. Infatti dei soldati, preceduti da un poliziotto ben gallonato, percorrevano la città, fermandosi, alla medioevale, sulle piazze maggiori. Adunati i passanti a suon di tamburi e di trombe, il funzionario di polizia, che masticava maledettamente l’italiano, leggeva gli aulici decreti. La gente stava un po’ ad ascoltare, quindi se ne andava, disinteressandosi compieta-mente della triste commedia. Qualche codazzo di monelli, seguiva il plotone militare, spiacente forse che la musica fosse limitata al rullìo dei tamburi e allo squillo noioso delle trombe. * Ecco i proclami delle autorità: « ORDINANZA 15 febbraio 1902 del Ministero complessivo colla quale in base alla legge 5 maggio 1869 (L. B. I. N. 66) si prendono disposizioni eccezionali per la città immediata di Trieste e suo circondario. « In base alla legge 5 maggio 1869 (B. L. I. N. 66) vengono in seguito ad un conchiuso preso dal Ministero complessivo in data 15 febbraio 1902 e dopo ottenuta l’approvazione Sovrana sospese temporaneamente le disposizioni