- 107 - — Ma, scusi onorevole, che c’entra lei negli affari degli altri ? — Qui si tratta del sangue dei miei consenzienti, ed io ritengo mio dovere.... — Quand’è così, sappia che l'ordine so mantenerlo io! Adieu ! * Una bufera notturna sembrava aver messo termine al cruento conflitto. Di buon mattino, al sabato, si sparse la notizia che il Lloyd accettava l’arbitrato. V’erano quindi speranze in bene. Ma l’arbitrato si fece attendere fino a sera. La pazienza venne a mancare; la folla degli scioperanti si riversò di nuovo sulle vie. Purtroppo si vide in piazza al suo posto il tenente del giorno prima. Tra la folla si era insinuata la teppa che non manca mai, specie nelle città grandi, quando ci sono movimenti rivoluzionari; la mularia, alla sua volta, strepitava. La città s’era nella mattinata riempita di soldati venuti dal di fuori, da Villaco, da Lubiana, da Pola, da Gorizia, ecc. Il numero degli scioperanti, essendo sospesa tutta la vita cittadina, era cresciuto per lo meno a 100,000 ! ( centomila !) Si capisce come in tali condizioni di cose il più piccolo fatto potesse determinare nuovi cimenti e conflitti. In tutta la città, fra le guardie, i picchetti e i popolani avvennero battibecchi, questioni, colluttazioni e arresti. Ma il fatto più grave, più terrificante avvenne diuanzi alla chiesa di S. Antonio. La folla, respinta a furia di fucilate dalla via S. Caterina e respinta, sempre a fucilate, anche, dalla via S. Antonio, doveva necessariamente agglomerarsi dinanzi alla chiesa. E qui fu presa fra due fuochi, e qui successe la seconda grande carneficina. La truppa dapprima sparò polvere in alto, poi sempre in aria con palle; e sulla facciata della chiesa si vede una scrostatura, prodotta dalle palle, di ben 4 metri quadrati.