— 54 — ricolosa gente slava, la gente tedesca, ricca, baldanzosa, piena di risorse e di velleità si avanzava vittoriosamente, ma lentamente, con la medesima cautela della gatta che mira al lardo. Accecati dalla lotta contro i barbari (i quali, fra parentesi, da dieci secoli affaticano e sudano sulla terra istriana); senza nemmeno pensare che i barbari erano inetti a dare quelle battaglie che lor signori temevano; incapaci di guardar oltre il campanile, i nostri signori senza saperlo aprirono le porte e le braccia ai tedeschi, ai tedeschi che erano davvero pericolosi e che avevano ben più probabilità che gli slavi di assorbire l’elemento italiano. Anche da questo lato la lotta nazionale condotta dai patriottoni della Venezia Giulia, rileva tutta la sua pochezza. « Da più di trent’anni — scrive in proposito il dott. Laz-« zarini — si perde il tempo a contarci, come fossimo un « branco di pecore, ed a sciupare l’ingegno nelle biblio-€ teche, dando a tutto il nostro movimento intellettuale « l’unico scopo di ritrarre dai monumenti letterari ed arti-« stici l’origine latina degli abitanti e il diritto di egemonia « degli italiani ! In tal modo non si concorre a dare un « indirizzo al paese ; tutto al più si fanno delle ricerche < che possono avere un valore come indagini di critica « storica, letteraria ed artistica ». E prosegue: « Desolante è il contegno infantile ed insieme gretto < della stampa, sia essa italiana o slava, che polemizza « sempre a base d’atroci insulti personali, quando non con-« suma carta e tempo a bizantineggiare sull’etimologia d’un « nome di città o di villaggio. E così gli italiani continuano « a domandare l’egemonia sugli slavi, e questi una equi-« parazione dei diritti in nome della storia e magari della « geografia ». Non basta. « La borghesia italiana nazionale, con misoneismo deso-« lante, s’ostina a credere che la sua favella corra il mag-«c gior pericolo; invece il pericolo per questa sta soltanto