XIV. Riassumendo... — Ciò che ha insegnato il funesto febbraio — Ciò che abbiamo il dovere di fare. Quanti insegnamenti scaturiscono dai fatti di febbraio ! Noi cercheremo di riassumerli con la massima brevità. * La solidarietà operaia. Non la conoscevano. Quasi la schernivano. Poi, attoniti, chiesero a sè stessi: « Che facciamo? » E ricorsero alla loro dea, alla violenza, alla reazione. Invano. Non solo lo sciopero riuscì vittoriosamente, ma esso valse a stringere in catena indissolubile i proletari di Trieste e quelli della regione che a Trieste fa capo e che Trieste considera come capitale morale. Come il memorabile sciopero generale del porto di Genova aprì tanti cuori di diseredati e segnò l’inizio di una nova rinascenza del proletariato del regno, così il movimento triestino del febbraio fu lo sprone che eccitò buona parte del proletariato della Venezia Giulia ad alzare la cervice. E vedemmo un rifiorire bellissimo e sintomatico di agitazioni e di associazioni; vedemmo paesi considerati morti ardere di vita; vedemmo il movimento d’organizzazione che allieta ancora Trieste; vedemmo lo sciopero generale di Fiume; vodemmo scioperi parziali e generali a Pola, a Gorizia, a Zara, a Monfalcone, e in altre città e borgate della nostra regione. Ma il più gentile esempio di solidarietà operaia è stato dato proprio durante le tristi giornate dai proletari triestini. Essi, fra le scariche maledette, raccoglievano i fratelli