— 129 — Per quello che riguarda 51 ristabilimento dell’ordine a Trieste dopo i fatti famosi, abbiamo veduto dallo stellone precedente, ch’esso s’era ristabilito da sè, ad onta delle provocazioni di lor signori. Resta da dire dei reati contro la proprietà, che costituiscono la prima giustificazione dello stato d’assedio. Ora nessuna delle relazioni parlamentari e giornalistiche, nessuno dei rapporti ufficiali o privati parla di tali reati. Semplicemente non sono avvenuti. La moltitudine dimostrante era composta in buona parte anche di donne e di ragazzi (e ciò dimostra anche l’impossibilità di serie perturbazioni dell’ordine amatissimo), onde non si vorrà dire che simili dimostranti abbiano potuto volere (semplicemente!) assaltare delle botteghe e dei magazzini! Ma ciò che dimostra subito l’assurdità dello stato d’assedio, la constatazione di fatto che è onta per le autorità che lo stato d’assedio vollero, è questa: appena introdotto pro-forma, lo stato d’assedio cessò di essere in realtà, poiché i rigori contro i giornali vennero limitati, le pattuglie non si videro, non funzionò il tribunale statario, e Mastro Impicca fu costretto alla disoccupazione. * La ragione dello stato d’assedio ? Gli errori e le colpe sono come le ciliege: l’una tira l'altra. Il governo, mediante il già descritto conte Goéss, aveva fatto fucilare il popolo, e conseguentemente gli spettava l’obbligo di salvare dalla tempesta il BavaBeccaris austriaco. Questa giustificazione sembrerà un po’ soverchiamente semplicista, ma è fuor di dubbio che lo stato d’assedio a Trieste è stato invocato ed emanato disonestamente perchè al governo dei viennesi premeva di dimostrare che quindici persone furono ammazzate per un motivo plausibile. In realtà lo stato d’assedio è stato una larva, un pretesto, un’ignominia. E devono aver ben riso amaramente al Reichsrath i deputati socialisti quando il Korber, vero acrobata della pa- 9