— 135 — obbligati alla neutralità. La caserma non può fare concorrenza alla officina; all’operaio che liberamente sciopera non si può contrapporre l’operaio automatico sotto la minaccia della stanza di disciplina e delle segrete di fortezza. ■5f L'arbitrato. Abbiamo già notato in parecchi capitoli l’insufficenza della legislazione sociale austriaca. In proposito si deve riconoscere (e lo riconoscono anche a Vienna) che ci sarebbe molto da fare. Ma lo Stato austriaco, che ogni giorno ha da combattere con qualche nuova questione nazionale, non può darsi certi lussi; ed i signori deputati sono troppo preoc- • cupati per assicurare questa o quella egemonia alle rispettive nazioni, per cui non si può pretendere ch’essi s’interessino anche di questi straccioni di lavoratori. L’Italia s’avvia a gran passi verso un modello di codice del lavoro; in Francia con l’arbitrato obbligatorio ed altre leggi introdotte dal Millerand in questi ultimi tempi si sono fatti grandiosi progressi; la Germania, si sa, è la maestra delle genti in questo proposito ; e la stessa Russia accenna a subire l’influenza dei tempi. L’Austria, però, sempre est in orbe ultima. Innanzi tutto ci sarebbe bisogno dell’istituto dell’arbitrato. Ben ha notato un pubblicista dei migliori di Trieste, che « lo sciopero generale è stato il caso singolo: ma quello che dovrebbe restare come condizione permanente è l’istituto dell’arbitrato nelle questioni di lavoro, la piccola molla, che, senza violenza e senza inasprire le difficoltà, ha dato in ogni paese i più mirabili esempi di efficacia risolutiva nelle situazioni più pericolose e più inestricabili. « Nella stabilità del principio di portare innanzi all’arbitrato le questioni di lavoro non definibili fra le due parti, nell’allargamento dell’istituzione giuridica dei Tribunali di lavoro, sta lo svolgimento ordinato e normale di situazioni che presentano in loro una gravità estrema. « Noi prendiamo argomento dalle esperienze recenti per insistere che ogniqualvolta si presenti una questione operaia