— 123 — rivoltosa della folla teppistica, incosciente, ignara di ciò che vuole, di ogni ragione, di ogni finalità. « Da una parte insomma la rivoluzione, dall’altra la rivolta ; da una parte la trasformazione della società voluta coerentemente allo sviluppo sociale, la cooperazione cioè all’evoluzione naturale; dall’altra la ribellione dissennata alle stesse leggi di natura. « Trieste poteva, doveva aver solo la prima. Le ebbe tutte e due ; solo perchè ci fu chi tentò sopprimere la prima. Se si fosse lasciato libero il corso alla dimostrazione operaia, all’opera civile dei proletari organizzati, se contro essa non si fosse scatenata la violenza delle baionette e dei mannli-cher, non si sarebbe data la miccia all’elemento torbido dei rivoltosi, non si sarebbe richiamata sulle piazze di Trieste la triste accozzaglia dei rifiuti sociali. « Ma la violenza genera la violenza. « E le fucilate, che al venerdì sera squarciarono ingiustamente e pazzamente il petto di quei lavoratori che altro non chiedevano se non di procedere a base di trattative, di arbitrati, di discussioni, furono pel giorno seguente il triste richiamo di tutti quegli infelici nel cui cuore non è ancor scesa una parola di amore, che nella vita non ebbero esempi che di violenza, e che, vessati dalla fame, abbrutiti dalla miseria, nati nel vizio, in qualunque evento, sanno di non aver nulla da perdere ». Ma ritorniamo alle bubbole forcaiole, che nei giorni famosi furono scritte a iosa, ad insulto dei compagni triestini e in onta dei poveri morti. Cioè, piano, piano, vediamo un po’ se delle bubbole sono state soltanto scritte. Auf, ne furono dette anche in quantità ! E ci sarebbe da pescare molto nel mare magno delle castronerie. Ma dobbiamo limitarci, e ci limitiamo... ■5fr Mentre a Trieste la poliziottaglia (a cui era riuscita graditissima la proclamazione dello stato di assedio) faceva, dopo la proclamazione ridicola, arresti a casaccio (troppo