VI. I/origine del movimento del febbraio — Lo sciopero dei fuochisti — Ciò che diceva la stampa borghese — Trattative e testardaggine. « Poca favilla gran fiamma seconda! » Il verso dantesco ha avuto ancora una volta il suffragio dei fatti, poiché, da bel principio, ni uno avrebbe potuto con serietà Supporre che lo sciopero, relativamente modesto, dei fuochisti lloydiani potesse, ad un tratto, senza preparazione alcuna, trasformarsi in isciopero generale e mettere in piazza, a visiera alzata, l’armata potente ma pacifica dei lavoratori triestini. Non per la prima volta i fuochisti avevano chiesto delle migliorie alla direzione lloydiana; non per la prima volta essi avevan fatto osservare alla loro signoraglia, che ardentemente la loro classe voleva una rinascita; e non per prima volta s’eran rivolti in modi tutt’altro che prepotenti agli amministratori della potentissima società di navigazione onde indurli, in via pacifica, a concedere ciò che essi potevano pretendere. I fuochisti non desideravano affatto lo sciopero ; essi sarebbero stati ben felici e lieti, se, serenamente, la direzione del Lloyd triestino avesse concesso spontaneamente ciò che poi dovette concedere in forza di un lodo di giudizio arbitrale. I fuochisti non volevano lo sciopero. Chi l’ha voluto è stato il capitalismo, che, non contento di vederne il sudore, voleva anche veder scorrere il sangue degli operai. Questi signori del Lloyd — che hanno provocato la strage — sono davvero fuori del mondo, ben più fuori del mondo che quei proprietari terrieri ai quali alluse nel suo recente grande 5