166 LA JUGOSLAVIA ECONOMICA tità di pelli di bestiame minuto, ohe ora vengono esportate e che si potrebbero trattare sul posto a chevreaux ed a chevrette. Con tale lavorazione resterebbe nello Stato la lana degli ovini e degli agnelli, oocorrente all’industria tessile per la nazione e per l’esercito. È noto che un terzo della popolazione calza l'opanca naturale, ohe resiste solamente per un mese, mentre la stessa opanca, se conciata, dura sei mesi. Così pure l’opanca rossa (per il sesso femminile), calzata da un sesto della popolazione, serve solamente tre mesi, mentre quella conciata ne dura sei. In un periodo di scarsità di pellami, del loro difficile e costoso acquisto, di caroviveri e della necessità di versare enormi somme in oro per l’acquisto, è atto importante di saggia economia impedire l’uso dell’opanca naturale, perchè rappresenta uno spreco di materia prima. Di quale importanza sia questo problema, si vede da ciò che un terzo della popolazione (che va scalza per metà dell’anno) oonsuma più pelle ohe non gli altri due terzi che si calzano tutto l’anno. Col risparmio di pelle, che si otterrebbe introducendo l’uso della pelle conciata, potrebbero calzarsi tutti e verrebbe anche eliminata l’importazione di pelli bovine greggio. Un terzo della popolazione calza opanca cruda, un terzo la rossa cruda e conciata, ed un terzo la calzatura manufatta. L’opanca cruda tende lentamente a scomparire e cedere il posto all’opanca conciata — e questa, a sua volta, alla calzatura. Ne segue ohe l’industria di pellami, ool-l’andar del tempo, si triplicherà e sarà una delle importanti industrie nazionali. È interessante ricor-