174 SILVIO BENCO sapienti di storia che l’età romantica generava con i romanzi storici, con il dramma in calze e con il melodramma in ferraiuolo; aggruppatore di figure e profilatore di mimiche innumerevoli in brevi spazi, studioso del costume e della teatralità decorativa di epoche morte, gli mancava al dipingere la coscienza di ciò che fosse colore. All’ammirazione dei concittadini si era imposto fanciullo, improvvisando con prematura sagacia le più complesse scene di storia: e anche gli increduli furono vinti, una sera del 1839, al Gabinetto di Minerva, quando il genietto di nove anni tracciò in meno d’un ora la battaglia fra gli Istri e i Romani, che allora si diceva di Sistiana, con profili dei luoghi, uomini, cavalli, feriti, feritori, affollata, impetuosa. Ebbe a Venezia e a Milano la celebrità dei fanciulli prodigio, e fu anche studiato come fenomeno di precocità e di celebrità. Fatto adulto, conservò il senso della folla gesticolatrice, pur