TRIESTE 13 rende pietre romane in qualunque parte si scavi, il suo teatro, radicato le possenti mura alle falde del colle capitolino, raccolse e protesse nella sua ampia rovina tutto un quartiere della intirizzita città medioevale. Litaniarono forse i cristiani, paurosi dai barbari cavalcanti presso le porte, là dove gli attori avevan vociato i grandi versi entro le maschere sonore. Ah, come sfondarono e risfondarono i barbari la muraglia alpina di Roma, e come precipitarono e corsero per questi facili monti che declinavano alla più verde Italia! Aquileia giacque, tutta una preda. Trieste, sbigottita, si sentì un rottame dello sfasciato organismo del mondo. Si strinse nelle sue mura; fu guscio gettato alla spiaggia; sentì piangere le arpe appese ai salici, nei giorni della cattività. La strapparono l’un l’altro quelli che si strappavano lembi d’ Italia o tutta Italia: Visigoti, Bizantini, Ostrogoti, Bizantini di nuovo, Longobardi, Bizantini ancora: i Lon-