196 SILVIO BENCO di statue brutte, di concetti classici, di concetti barocchi, di busti postumi, di opere alla rinfusa d" artisti chiari e d’ artisti dimenticati: il Capolino, il Depaul, il Duprez, il Magni, il Bosa, il Pezzicar, il Conti, il Tantardini, il Varini, il .Rosignoli, il Mayer, il Rendich, il Marin.... Qui vennero a frangersi tutte le onde della vita che si accavallarono dal 1825 in poi nella città, come prima d’allora andavano alla suprema risacca sui campi di cippi e di lapidi intorno al vecchio San Giusto. La pace dei cimiteri è qui custodita da un paesaggio solenne e grave: da tergo, oltre i dossi delle colline, s’alzano e occhieggiano le case dei quartieri cittadini e sembrano irrompere, rivendicando alla vita la terra dei morti ; ma dinanzi al viandante meditabondo stanno profili lontani di monti dagli speroni recisi, con lunghe linee piane sul cielo, come groppe di sfingi.