176 SILVIO BENCO Intorno al 1870 apparve in armi una gioventù nuova. L’Europa si è data in braccio ai coloristi; i pennelli s’intingono in tavolozze impastate di toni caldi ; il rachitismo lineare dei romantici si sgranchisce alla prova della luce. Eugenio Scompanni, decoratore dal gusto tiepolesco, coloritore venezianamente suntuoso; Antonio Lonza, che dal cupo quadro storico alla Delaroche sale alla festevole eleganza del suo «Parini» ora tuffandosi in un’onda di vivacità favret-tiana, ora analizzando figurette secentesche con la minuta finezza di un Meissonier; Augusto Tominz, che riconcepisce la sobrietà del ritratto e disdegna la levigatura vitrea degli abbellitori d’uomini; Giuseppe Barison, attento e fedele imitatore della natura, sia che chiuda in cornice l’umanità che va a piedi, o l’umanità che va a cavallo; Giuseppe Garzolini, infocato paesista; Alfredo Tominz, agile e brioso macchiettatore di carrozze e di cavalli tra