70 SILVIO BENCO a 6000; nel 1780 a 17000, e nel 1800 a 33000. Il salto grande è quando Trieste, abbattute le mura, interrate le saline, regolate le acque mercè il Canale che spartisce la Città Nuova, ha spazio da offrire agli abitatori immigrati e avventizi che il commercio le chiama da ogni dove. I mercatanti greci e levantini fiutano prosperità e, risalito l’Adriatico con le navi, costituiscono a Trieste una loro colonia; caia lo slavo dall’altipiano petroso e affamato, offrendo torace ampio e buone braccia per le fatiche del porto ; cala il tedesco, serio e disciplinato nella mercatura, che esercita con il metodo di una filosofia. Nel 1751 i Greci hanno libertà di culto e di chiesa; nel 1780 gli Ebrei liberati vanno agli uffici della Borsa e del Comune. Trieste si disitalianizza per tale risveglio di genti? No: italiano si italianizza sempre più. L’adesione disi disparati elementi non trova miglior cemento che la parlata italiana del popolo indigeno.