TRIESTE 57 donato il loro vecchio alveare. Vi sono rimasti i più poveri, a vendere rivendere e barattare mercanzie, adocchiando dalle soglie delle botteghe le ferrarecce, le ceramiche stinte e dismaltate, le stampe, i libri, i cappelli, le valigie, i tappeti, allineati ogni mattina sul marciapiedi con la regolarità di mobilie che non possono cambiare di posto. Del resto, il domicilio coatto dei Ghetti fu nella storia di Trieste transitoria eccezione. O per protezione di imperatori, o per rispetto ai banchieri del Comune e dei nobili, gli Ebrei quasi sempre si frammischiarono agli altri cittadini, e brevi furono le crisi di intolleranza che li condannarono a clausure, a cerimonie e a distintivi umilianti. Prima di popolare il Ghetto settecentecco, erano stati, a intermittenze, relegati in una piazzuola detta «dei Trauner»; non ci stavano: troppe famiglie per potersi pigiare in tre case: protestarono e poterono uscire di là. La piazzuola dei Trauner, situata a metà