56 SILVIO BENCO Il Ghetto di Palma il giovane. Il tempio israelitico, alto nel fondo di una calle, chiude la prospettiva della piazzuola. Siamo già al 1795. L’architettura si è rifatta sobria e il barocco ritorna alle fonti, prima di annullarsi nelle forme classiche. È una grande e nobile architettura, un po’ melanconica, questa che disegnò il Bolzano per gli Ebrei da pochi anni ammessi alla vita dei liberi uomini e dei pubblici uffici, usciti dalle tredici case del Ghetto, e finalmente padroni di far respirare i loro gruzzoli nascosti. Il primo respiro fu questo tempio; meglio palazzo, all’ esterno, che opera religiosa: oggi ancora, per naturale dignità di linee, uno dei più commendevoli edifici della città. La signorilità delle sue finestre dai profili michelangioleschi protegge le casipole del Ghetto antico. Aperte, poi soppresse, le tre porte che tutte le sere si chiudevano a isolare gli Ebrei dalla comunanza dei cittadini, non per questo hanno essi abban-