TRIESTE 181 La città non possiede gallerie d’arte Collezioni privai antica; ma, fin dai primordi della prosperità triestina, il possedere quadri d’autori fu l’ambizione dei patrizi e dei cittadini pingui. Parecchie collezioni si fecero e si dispersero; altre esularono; altre si formarono negli ultimi anni. Presso il barone Giuseppe Sartorio era una mirabile raccolta di disegni del Tie-polo, che fu donata dagli eredi al Comune, con una Madonna di Bartolomeo Montagna ed una del Da Leglio, e un Cristo portatore di croce di carattere giorgionesco; presso la baronessa de Morpurgo sono dei Palma; presso il signor Basilio una luminosa «Fabbrica di tappeti » del Goya, un Girolamo di Santa Croce e un quadro di genere della scuola settecentesca, del Longhi o d’altro minor maestro veneziano; presso il cav. Filippo Diana una «Flora» di scuola leonardesca; presso l'architetto Alessandro Hummel la possente «Crocifissione» di Max Klinger; nella collezione Caccia, donata al Comune, una scultura