TRIESTE 51 anche sovraffaccendato : di giorno, 1’ esposizione delle vecchie oleografie in cornice d’oro, delle vecchie lampade a petrolio, dei vecchi mobili senza gambe untuosi e squamosi ; di sera, sotto una luminaria oscena, il pullulante polipaio della Pandemia; di giorno l’onesta immobilità delle pancogole accosciate presso il loro pane che è tanto puro e dal quale tuttavia l’occhio rifugge per la contaminazione dell’ atmosfera che si comunica a tutto; di sera le frotte d’uomini di mare, vestiti di tela turchina, vigorosi e vociferatori, saziati nelle friggerie vene-zianesche, bighellonanti alla ventura fra i richiami delle bettole rissose e i richiami degli illuminati tabernacoli della dea oscena. Città Vecchia è la sentina del porto, il nido dei vizi di terraferma, il covile intimo e caldo, dove i lupi di mare si ammorbidiscono il corpo stancato dai venti e l’animo esasperato dalle solitudini delle ore di guardia: al tempo stesso è la famiglia, la casa, la patria ;