T RIESTE 147 degli scogli ritiene il nome del poeta di nostra gente, e qualche erudito di buona volontà ricollega tale denominazione a una supposta visita dell’Alighieri a Ugone VI di Duino, che era stato in relazione con Can Grande Scaligero ; il popolo conserva il nome, ma quanto a Dante preferisce supporre che sia stato un gran capitano vincitore di molte battaglie. Del resto tutta questa regione è tale che di leggende e fantasie ciascuno può foggiarne secondo le proprie attitudini, meditando sul mare solenne o errando nel bosco dei Cervi, che, folto di querci, di carpini e di lecci, giunge fino alla sponda sinistra del Timavo. Ma giunti alle rive del fiume virgiliano è la mitologia classica che induce i suoi fantasmi nei nostri pensieri: si direbbe che qui l’Ellade abbia voluto affermarsi con i miti, come una nazione si afferma cogli stendardi sugli estremi confini ; e il Timavo sembra essere appunto un limite fra un ideal dominio greco e il dominio romano; le grandi leggende mediterranee degli Argonauti e dei « nosti » Troiani hanno voluto assicurarci che mediterraneo è anche quest’ultimo seno dell’Adria. Gli Argonauti, risalito il Danubio fino a Nauporto, per ritornare in Grecia portarono la loro nave per terra attraverso le Alpi Giulie e per il Timavo raggiunsero il mare. Gli Etoli, reduci da Troia, furono dalle tempeste gettati contro queste scogliere e sulla foce del fiume eressero un tempio al loro eroe, T'- durante il viaggio, in Apuli oi1'’ famoso di questi passaggi li Medea, è il * passaggio di . -, caduia la superba Ilio, con una scu di T'rigi si trovò a combattere t, gli Euganei: è Virgilio che parla del mitigo fondatore di Padova: eì non più tosto dalle achive schiere jjcì mezzo uscio, che con felice corso penetrò d’Adria il seno : entrò securo nel regno dei Liburni, andò fin sopra al fonte del Timavo e la ’ve il fiume fremendo il monte introna, e la ’ve aprendo le nove bocche in mar, e mar già fatto inonda i campi e romoreggia e frange. Le nove bocc ^ sono una amplificazione poetica, non tanto grave del resto poiché anche un geografo, Strabene, ne enumera sette ; oggi non ci è dato vederne più di tre, ma anche così ridotto il Timavo è fiume da ispirare versi gloriosi a glorioso poeta. Poche miglia di corso <. lo saziano », ma le sue acque sono profonde e gelide, e maestose si affrettano al mare tra il bosco da una parte e il prato molle e fiorito dall’altra: e tuttavia noi non ne vediamo che una piccola parte, poiché esso è il prototipo di quei fiumi misteriosi. sprofondano nel Carso, e dopo aver accolto le sorgenti di un fantastico bacino sotterraneo compaiono improvvisamente vicino