64 ITALIA ARTISTICA vano lottare, vollero attendere vigilando dal loro scoglio; perciò i Triestini non furono veneziani. Ricorsero invece un’ altra volta a Leopoldo d’Austria come già altre città italiane aveano invocata la difesa da signori stranieri, e ne ottennero la protezione necessaria alla loro sicurezza, a condizioni non troppo onerose, chè nel patto concluso a Graz il 30 settembre 1382 egli, in compenso della sua alta sovranità, di qualche piccolo reddito, delle multe e di « cento orne *> di vino all’anno, giurò di lasciare a Trieste il suo reggimento comunale e di non darla in feudo a nessuno. Suo rappresentante, con attributi di potestà, fu un capitano, ma nessuna guarnigione ducale entrò nella città. Questi patti, che furono a lungo mantenuti, ci spiegano come ancora tre secoli dopo il geografo Luca di Linda chiudesse la sua descrizione dell’ Istria, scrivendo : « La città di Trieste, ancora che riconosce per signore ¡’Arciduca d’Austria, ha nondimeno quest’avvantaggio che si governa a suo modo ». — « Repubblica > si chiamò da sè stessa Trieste nello statuto del 1550, e < piccolo Stato tributario dell’Austria » la affermò Domenico Rossetti, sincero e sicuro narratore delle memorie patrie. * * * Sarebbe però un’ingenuità storica il credere che col mutamento del 1382 la vita storica di Trieste fosse assicurata verso una nuova direzione. Non fu abbandonata per parecchio tempo la antica abitudine di mandare ambasciatori triestini a Venezia a congratularsi per le elezioni dei nuovi Dogi; e tanto poco era fermo il nuovo ordine di cose, che nel secolo XV, accanto al partito del duca d’Austria si formò un partito veneziano, il quale ebbe le simpatie della maggioranza, quando un malaccorto castellano del Duca, mandato a Trieste, pretese di diminuirne i privilegi comunali. Sembra anzi che in questo giro di tempo, verso il 1470, per tener soggetti i cittadini malsicuri, un capitano austriaco cominciasse a edificare, nel luogo ove era il bastione veneziano, un castello da vigilare la città. Altri suppone che questa costruzione avesse origini più antiche, e che subito dopo la dedizione il capitano Ugone VI di Duino pensasse ad elevare la fortezza, dominatrice di tutto l’abitato dall’alto del colle. Ai giorni nostri è occupato dalla guarnigione, e al visitatore non è permessa la vista se non della sua forma triangolare e dei suoi terrapieni e bastioni, dai quali, per un lato si guarda la città vecchia e il porto, per l’altro la valle ove si estende la città nuova, e per il terzo il colle di S. Vito e il Vallon di Muggia. Ebbe compimento solo a metà del secolo XVI; e allora i suoi quattro bastioni principali, come ci narra il cronista Ireneo, ebbero nome bastione Leopoldo — quello corrispondente all’antico fortilizio veneto — bastione Ferdinando, bastione Filippo e bastione Cinich.