144 ITALIA ARTISTICA di messidoro e di vendemmiaio — l’interesse artistico è tutto raccolto nelle collezioni dei quadri e delle porcellane. Chi ha il gusto di questa leggiadrissima fra le arti minori qui ha modo di far confronto di tempi e di luoghi ; la vecchia Cina e il vecchio Giappone gli si offrono in bella mostra accanto ai bizzarri vasi di Mon-telupo, alle Faentine del rinascimento e alle Viennesi e Francesi moderne. La galleria, se tutti i nomi che recano i quadri fossero sicuramente attribuiti, sarebbe di un valore eccezionale : ci sarebbero Giambellino, il Tintoretto, Rembrandt, Cima da Conegliano, il Bordone, Gherardo delle Notti; ma anche considerando diverse tele per quelle che sono veramente, cioè delle buone copie, vi rimane sempre un bel numero di Italiani e di Fiamminghi da far onore a qualunque raccolta. Più che dai dieci quadri di natura morta di Van Kessel, o dai paesaggi di Van Helst l’attenzione è attratta da un ritratto di scuola tedesca (a vederlo il pensiero corre al Holbein) raffigurante l’imperatore Federico III, meno elegante forse, ma non meno espressivo di quel cavaliere che con tanta leggiadria dà la mano ad Eleonora di Toledo nell’affresco del Pinturicchio a Siena; un altro magnifico ritratto è quello di Mattia Hofer, che ha veramente la forza e la aristocratica leggiadria di Antonio Van Dyck a cui è attribuito. Ancora più notevole è la grande tela, glor,3sa per il nome del Tintoretto, che rappresenta l’ingresso nel palazzo ducale della Serenissima Morosina Morosini, moglie del Doge Maurizio Grimani ; la segue un pomposo corteo di cui fanno parte le due figlie di Raimondo VI della Torre, Ludovica e Chiara Orsa ; nello sfondo — siamo sulla piazzetta — il canale e il bucintoro. Pochi invece avranno notato un piccolo Luca d’Olanda, che è in una sala laterale, una specie di dittico raffigurante un uomo ed una donna, delicatamente rappresentati sopra due sfondi di paesaggio fiorito pieni di dolcezza primaverile. Se alcun abile conoscitore di antichi dipinti potrà negare questa attribuzione, dovrà però sostituirla con quella di un altro artista non meno ricco di grazia e di maestria. Le grazie dell’arte e le magnificenze del lusso, per quanto barocco, dànno all'interno del castello un aspetto piacevole in contrasto con l’attesa tragica che vi fa nascere la corrucciata gravità dell’esterno. Ma chi proprio tenga a fantasticare qualche po’ lúgubremente, può riudire i gemiti dei prigionieri nei sotterranei, che, invisibili, percorrono in tutti i sensi il sottosuolo del castello, o immaginare qualche pietosa storia sulla dama bianca. Non è questa la spettrale visitatrice degli Hohenzollern segnati dalla morte, ma un masso emergente sulla roccia ; bianco e striato com’è, in modo da imitare un partito di pieghe, il popolo ci ha visto una donna che pianga ricurva sullo scoglio, e raccogliendo la tradizione popolare la principessa Teresa di Hohenlohe, che fu in arte romantica seguace del Carrer, la cantò in una ballata: