TRIESTE i5 mandato i nomi di alcune di quelle coppie: vissero un Vibio Pollione con una Flora Ilara, un Quinto Labieno Mollione con un’ Aquilia Spuria (le loro effigie si affacciano a mezzo rilievo nella riquadratura della stele), un Tito Avilio Procolo ed una Giulia Januaria, che vollero scolpite sulla loro arula sepolcrale il tralcio di vite e la coppia delle colombe, a significazione di amore e di fecondità; pochi nomi ed ignoti, ma schiettamente romani. Per la storia municipale meglio serve il decreto di benemerenza, inciso sopra la base del monumento equestre di Lucio Fabio Severo, che fu posto nel foro triestino ai tempi dellTmperatore Marco Aurelio, ed era di bronzo dorato ; dice l'iscrizione che Fabio Severo, uomo valentissimo, aspirò alla dignità senatoria per una ragione soltanto « per aver modo di conservare sicura e difesa la sua città », e quando l’ebbe ottenuta ne fece buon uso persuadendo l’imperatore a concedere la cittadinanza romana ai Carni abitatori dell’ agro triestino ; così finivano di romanizzarsi anche gli ultimi discendenti di sangue celtico annidati nell’altipiano selvoso. Di non poco ne veniva accresciuta l'importanza di Trieste, che verso la fine del II secolo dovette raggiungere il sommo della sua bellezza latina. Ora gli edifici della città romana sono spariti quasi totalmente ; ma gli scavi non cessano di ricondurne al sole gli scheletri. Nel suburbio, verso Bagnòli, hanno trovato traccie dell’antico Acquedotto che portava le acque dalla Valle della Lussandra ; a S. Sabba nel vallone di Muggia i fondamenti di una ful-lonica; e resti di ville e di terme verso Barcola, e sulla riviera duinate, che fu prediletta anche dagli Aquileiesi, abitanti in luoghi naturalmente mejio belli. Gli scavi fatti in queste ville hanno offerto all’arte pavimenti a musaico non privi di eleganza, come quello figurante una rosa a foglie intersecate, inquadrato in una cornice a treccia, ed una statua di atleta, grande al vero, imitazione o variazione di qualche soggetto Policleteo, come si suppone, per una certa analogia che presenta col Doriforo. Lungo la riviera sorgevano anche tem- 0 ACROTERIO DEL TEMPIO CAPITOLINO (NEL LAPIDARIO). (Fot. G. Morpurgo).