Le fonti della ricchezza jugoslava 191 e specialmente in terreni montuosi, antichissimi boschi di faggio, di abete e di ginepro. Fu un vero assalto di imprenditori e di lavoratori stranieri spinti da cupidigie, sicché — in un batter d’occhio — sparirono gli alberi vetusti, senza che per questo si fermassero nel paese i capitali! Più tardi, quando si impiantò la ferrovia, si cominciarono a sfruttare le piante di data più recente, cioè dai 200 ai 300 anni. Allora sorsero le gigantesche imprese straniere, come quella di Otto Steinbeiss, a Drvar e Dobrljin, con 400.000 metri cubi di produzione; di Eissler e Ortlieb, a Zavidovió, con 400.000 metri cubi; di Giuseppe Feltrinelli, a Sjetline, con 75.000 metri cubi; di Giovanni Schucany, a Krusitza Han, con 20.000 metri cubi; di Bob. Holzvertretung Aktien-Gesellschaft “ Teslió „, a Teslié, con 300.000 metri cubi; di Schmutzer e Brabetz, con 60.000 metri cubi; di Gregorschen’nische Waldindustrie Aktien-Gesellschaft, a Zavidovió, con 100.000 metri cubi; di Gustav Mechtersheimer, a Visegrad, con 100.000 metri cubi ; della Holzindustrie Akt.-Gesell-schaft “Una,,, a Bosanska Dubitza, con 86.500 metri cubi; di Moritz Liska, a Tuzla, con 300.000 metri cubi; della Holz-Exploatation und Exportation Aktien-Gesellschaft “ Jela „, a Sarajevo, con 60.000 metri cubi; di Butazzoni e Venturini, a Sarajevo, con 40.000 metri cubi; eco. Da questa esposizione si vede come le Ditte straniere sfruttassero il patrimonio forestale bosniaco-erzegovinese per circa 2.000.000 di metri cubi, mentre quelle nazionali per soli 100.000 metri cubi. Ohe questo stato di cose sia stato considerato come normale nei tempi absburgici, non c'è nulla da osservare ; ma ohe tale stato di cose