- 34 — l’ex tutore di un giovinetto nobile spalatino, promette di pagare lire 68, quale residuo di una somma dovutagli per aver tenuto in casa — ed istruito, aggiungiamo noi — un figlioletto del defunto nobile ser Pietro di Giovanni ‘). Tra i sistemi d’istruzione dunque, dei quali gli spalatini nel medioevo si servivano, va posta anche l’istruzione privata,paterna, o impartita da persone che fossero in grado di farlo. Nè va dimenticato che anche i mercanti, quando assumevano dei garzoni «ad adiscendam artem», erano pure in obbligo di insegnare loro almeno l’abbaco e l’alfabeto. Tutte queste notizie che intorno ai mezzi e modi d’istruzione della popolazione laica spalatina del trecento abbiamo raccolto, non ne fanno apparire soverchiamente alto il livello culturale. Nè altre circostanze smentiscono questa impressione. Non una persona del laicato spalatino abbiamo trovata, nelle migliaia di atti da noi veduti, insignita del titolo di dottore, titolo che, negli atti in parola, è regola costante di non omettere mai. E misere, assai misere, le notizie di libri: breviari, salteri, qualche statuto e nulla più2). In un unico luogo, nell’inventario dei beni lasciati da quel ser Pietro di Giovanni, il cui figliolo abbiamo visto educato dal cancelliere del comune, oltre al solito breviario, allo Statuto e ad alcuni libri di conti, abbiamo trovato menzione di altri 15 volumi di libri, sfortunatamente non meglio specificati3). * * * Questa, forse anche troppo prolissa disquisizione intorno ai mezzi d’istruzione e alle manifestazioni culturali spalatine del trecento, ha da *) Ecco un estratto anche di questo documento: «[1412, 20 aprile]. Ser • Johannes condam ser Petri Johannis de Spalato» fa quietanza a «ser Alberto condam Madii de Spalato olim suo tutori., de libris LXXIIII parv. den. de quibus «idem ser Johannes sponte fuit contentus et confessus habuisse.. 1. VI parv. a « dicto ser Alberto, et 1. LXVI11 parv. ipse ser Albertus de uoluntate, commissione et assensu dicti ser Johannis et nomine ipsius ser Johannis promisit dare et « soluere magistro Thome cancellano prò residuo solutionis totius eius quod dictus « magister Thomas habere debebat a dicto ser Johanne prò expensis hactenus sibi «factis existente cum ipso magistro Thoma...... (Ibidem, alla data 20 aprile). 2) T ogliamo dai nostri appunti e riproduciamo qui una sola di queste notizie, anche perchè, riguardando il vescovo dalmatense Matteo, non è priva d’interesse storico: «[1377, 4 agosto], Retulit Yuanus plazarius.. vendidisse Duymo canonico « Nicole unum briuiarium ad publicum incantum, tamquam plus offerenti, ut de « bonis episcopi Mathei, prò Zanzio Alberti, olim camerario comunis et prò ipso «comuni recipienti, die dominico nuper elapso, citato dicto episcopo ad resca-« tandum ipsum ». (Archivio di Spalato, voi. IX, bastardello del not. Oliviero da Padova, cc. 250). In un altro atto del 9 sett. 1375 il vescovo predetto è ricordato cosi: «reuerendus in Christo pater dominus frater Matheus dei gracia episcopus Dalmatensis et possessor ac collector abbatie sancti Andree de Pellago ». ”) «[1400, 11 maggio], Inuentarium bonorum condam ser Petri Johannis: ...... Item unum psalterium. Item aliquos libros rationum. Item XV volumina librorum. «Item unum Statutum...... (Archivio di Spalato, yol, XIV, fase. B, bastardello del notaio Tomaso da Cingoli, cc. 76 v.).