— 32 — La pochezza trecentesca surricordata, oltre che essere un portato dei tempi1), va spiegata col fatto che il comune non voleva nè sentiva il bisogno di contrapporre una cultura laica a quella che già fioriva negli ambienti ecclesiastici, e della quale, quando aveva bisogno, si serviva. La prima notizia che a Spalato abbiamo della scuola cittadina è del novembre 1352. In quest’anno, dovendosi rinnovare il contratto di servizio tra il comune e un mastro Biagio medico chirurgo salariato, nel Consiglio Generale si determina che mastro Biagio sia riconfermato per un anno «ad illud pactum et ad illam conditionem, prout fuit anthea, et quod stare et exercere debeat prout anthe fecit, et docere pueros et operare artem suam cirogie prout fecit » a). Un cerusico, dunque, che, tra un salasso e un cauterio, insegna ai ragazzini gli elementi del leggere e dello scrivere! Migliori intenzioni ha il Consiglio Generale nel 1359, quando, nel settembre, commette a ser Petrello d’Ancona, fratello di ser Zuzzio3), di trovare nelle Marche un idoneo notaio col salario di ducati 40 in moneta, ed oltre a lui « unum magistrum salariatum in gramaticalibus cum salario a XXX ducatis infra in anno, et quod habeat domum a comune, et unum grossum in mense a quolibet scolare »4). Dubitiamo però che il voto si tramutasse in realtà. Nè prima nè dopo il 1359 ci è stato possibile trovare nomi di maestri nei moltissimi atti spalatini che abbiamo consultati; nè alcun salario apparisce esser stato loro pagato negli anni di cui possediamo i libri dei massari del comune °). Si sarà probabilmente continuato a far istruire i ragazzi dal cerusico! Appena nel 1382 riusciamo a cogliere il nome di un vero e proprio maestro: il 6 marzo di quest’anno i camerlenghi del comune pagano « ser Duyrno Alberti prò penssione unius eius domus concesse comuni prò magistro Rasale, magistro scolarum, per quinque menses ’) A proposito del basso livello della cultura ragusea, nota lo stesso Sabbadini (op cit., pag. 64, n. 1), che le cose altrove non andavano meglio. « Il 16 luglio 1405 a Venezia il prete Giovanni, della parrocchia di S. Vitale e il maestro Giovanni Paolo stipulavano questo contratto: il prete si obbligava a pagare otto ducati e il maestro a insegnargli le „otto parti del,discorso“. (Bertanza, Dalla Santa, Maestri, scuole e scolari in Venezia, pag. 253). E chiaro che il prete non sapeva quasi leggere il messale ! ». 2) ALACEVIC G., Il reggimento del nobiluomo Marco Bembo da Venezia, quale conte di Spalato negli anni 1352, 1353, 1354, in Ballettino di archeologia e storia dalmata, Spalato, XXXIII (1911), pag. 157. 3) Della famiglia anconitana dei Boccamaggiore (de Bochamaioribus), accettato nella nobiltà spalatina intorno al 1350. Nel novembre 1362, Zuzzio è già ricordato come defunto, ed i suoi figlioli, Jacopo e Niccolò, continuano a godere la cittadinanza spalatina. '') ALACEVIC G., Estratto dal libro « Consiliorum » della Comunità di Spalato ecc., ili Ballettino cit., XVIII (1895), pag. 31. 5) Questi libri sono raccolti nell’attuale voi. III dell’Archivio di Spalato, e sono degli anni: 1345, 1348-1349, 1352-1353-1354,