— 2$ - rapporti che intercedevano tra pubblico e cancelleria. Risulta da questo documento che la cancelleria, per quanto debba essere considerata come la depositaria e la conservatrice della storia del comune, vive un po’ fuori di quella che è la vita viva della popolazione. La cancelleria cioè ha la sua lingua, le sue leggi e le sue discipline che vanno distinte dalla lingua, dalle consuetudini, dai mezzi e dai modi d’espressione del popolo. Essa ci aiuta a vedere nella vita del popolo, fino ad un certo punto la esprime e la rappresenta, ma non la vive. Il fatto è comune ed avviene non solo a Spalato, ma in tutta l’Italia. Occorre però notarlo per affermare ancora una volta che al latino della cancelleria corrisponde un neolatino nella vita. I testamenti e gl’inventari sono gli atti più importanti e più numerosi della nostra raccolta. Ma anche altri ne abbiamo trovati. Per quanto più brevi e di minore importanza, anche questi servono molto bene a studiare la lingua e ad illustrare l’ambiente in cui sono nati. Fermiamo anzitutto la nostra attenzione sul documento n.ro III. È la minuta di un contratto, stesa in privato e da mano privata. La cosa parrebbe contraddire alla disposizione dello Statuto che abbiamo ricordata '). Ma la formula dell’ « actum », aggiunta dal notaio alla cedola originale, scioglie facilmente l’apparente contraddizione. I contraenti cioè non invitarono in questo caso il notaio a recarsi in un luogo determinato, ma, con i termini del contratto già fissati privatamente sulla carta, si recarono essi stessi da lui. Lo trovarono nella pescheria e gli esposero il loro desiderio. Il notaio si limitò a farsi consegnare la cedola, vi aggiunse di sua mano l’indicazione topica e i nomi dei testimoni e dell’esaminatore. L’atto con ciò era giuridicamente perfetto, nè contraddiceva allo spirito delle disposizioni statutarie. I contraenti sono un villano del contado di Spalato e un cittadino del vicino comune di Traù. Questi affida al villano spalatino un bue perchè Io pascoli e lo faccia lavorare. Il traurino, venuto forse appositamente da Traù per concludere l’affare, avrà desiderato di sbrigarlo quanto prima e nel modo più sommario possibile. Di qui il piccolo strappo alla lettera delle disposizioni dello Statuto. Queste considerazioni era necessario fare anche perchè da esse traluce una eventualità della quale il filologo deve tenere il massimo conto. È possibile cioè che il traurino abbia recato dalla sua città la cedola già pronta o che a Spalato l’abbia vergata egli stesso. Sicché noi ci troveremmo di fronte ad un documento volgare che non può essere considerato prodotto dall’ ambiente che stiamo illustrando. ') Libro II, capo LX. Ne abbiamo parlato a pag. 19.