— 38 - Tale processo di venetizzazione cominciò molto per tempo, subito dopo il mille, e non s’interruppe mai, sino alla caduta della Repubblica, anzi ebbe tanta intima potenza da sopravvivere e da agire vigorosamente anche dopo la stessa caduta della Repubblica. Sarebbe un grave errore storico pensare ad intermittenze o a rallentamenti di questa influenza. Eppure nei riguardi glottologici questo errore si commise asserendo che alcuni centri dalmati prima di essere venetizzati furono slavizzati. Dopo i materiali messi in luce e studiati dal Brunelli nei riguardi di Zara *), dopo i nostri che fanno luce completa sulle vicissitudini e sulla morte del volgare spalatino, dopo aver visto anche dei materiali volgari di Curzola, siamo ormai in grado di rigettare queste congetture e di fissare il principio generale che tutti quei centri dalmati dove fu possibile una diffusa venetizzazione del linguaggio, ebbero come immediato precedente di questo linguaggio il volgare dalmatico. A una sovrapposizione del veneto sullo slavo noi non crediamo. Anzitutto perchè ormai ci è ben noto in tutte le sue fasi il processo di estinzione, o meglio di trasformazione del dalmatico in veneziano, e poi anche perchè conosciamo molto bene — cosa che non si poteva chiedere agli studiosi di filologia romanza — il modo tutto particolare come lo slavo reagì all’influenza del veneto. Vi sono infatti in Dalmazia centri slavi, sui quali il veneto esercitò una influenza non meno potente nè meno continua che sui centri dalmatici. Questi centri non furono mai radicalmente e completamente venetizzati. Non spetta a noi cercare le cause di questo fenomeno. Ma, a riprova di quanto diciamo, ci si permetta di chiamare in causa la nostra persona. Chi scrive è nativo di un’ isola vicina a Zara, e, per quanto lo slavo colà parlato non sia la sua lingua materna, egli sin da bambino lo parla e lo conosce come una seconda lingua materna. Ebbene, nel villaggio di S. Eufemia, sull’isola di Ugliano, i cui abitanti sono da secoli, anzi da un millennio, in quotidiano attivissimo contatto con la popolazione veneta di Zara, si parla un idioma dove il lessico ha il 20 per cento di parole venete, ha la sintassi in parte veneta, ha persino la morfologia qua e là intaccata dal veneto, ma è un idioma slavo! E così, fatte le debite mutazioni, avvenne in J) Non ci stancheremo dal rimandare all’importantissimo scritto già citato di V. BRUNELLI, Del romanico medioevnle della Dalmazia, specie di quello di Zara, in Rivista Dalmatica, Zara, a. V (1909), fase. 1, pag. 167 e sgg., poiché esso, superando di molto i punti di vista, dai quali sino allora le condizioni linguistiche della Dalmazia medioevale erano state considerate, assoda fatti e risolve questioni che prima di lui pochi avevano posto e nessuno risolto. A mo’ di conclusione, l’autore, dopo aver ampiamente recensite le opere del Jirecek e del Bartoli, e dopo aver dato notizia dei materiali da lui raccolti, promette di dimostrare che > nel Comune di Zara, la romanità rimane continua, non solo nella vita ufficiale, ma anche comune».