— 18 — e i cancellieri dei comuni dalmati erano nel medio evo di regola italiani transmarini. Assai relativo quindi, nei riguardi del volgare dalmatico, potrebbe essere il valore di testi usciti eventualmente dalla loro penna. Le carte che pubblichiamo sono invece prodotto diretto, vero e vivo dell’ambiente privato di Spalato. Di qui il loro grande valore. Vediamone anzitutto la tradizione, come cioè fosse organizzata e come funzionasse la cancelleria, nei volumi della quale essi ci sono stati tramandati. Una vera e propria organizzazione cancelleresca Spalato ebbe appena nel duecento, e precisamente verso il 1240, quando il Consiglio Generale, per meglio opporsi alla sempre più forte invadenza dei signorotti slavi della terraferma, deliberò che il comune dovesse reggersi « per regimen Latinorum » *). Allora assieme ai podestà, per lo più marchigiani, cominciarono certamente2) a venire a Spalato notai transmarini d’imperiale autorità che, trapiantando a Spalato le discipline notaresche e cancelleresche dell’Italia settentrionale, specialmente di Bologna, formarono, con le loro « imbreviaturae » e con i loro « quaterni notarum» il primo nucleo dell’Archivio del comune di Spalato. Prima del 1240, come altrove in Italia, i «notarii iurati comunis» erano preti o canonici spalatini, educatisi nella scuola cattedrale, i quali, è verisimile, rogati stendevano l’atto, ma, almeno ufficialmente, non ne conservavano la minuta3). La serie dei notai d’imperiale autorità è aperta da un «Petrus Transmundi, Anconitanus civis» (1239), al quale, per nominarne solo alcuni4), seguono un «magister Franciscus Anconitanus» (1261-1287), un «magister Thomas Vitalis de Perusio » (1289), un «magister Andreas magistri Petri de s. Helupidio» (1298) ecc. Ma i notai ecclesiastici non sono subito cacciati di nido: nella seconda metà del trecento continuiamo per esempio a trovare : « Cumanus clericus comunis Spaleti iuratus notarius» (1237-1245), «Johannes clericus c. Sp.i. n. » (1240-1251), «Camasius clericus c. Sp.i. n. » (1242), «Amicus capellanus c. Sp.i. n. » (1252), «domnus Lucas canonicus i. n. Sp. » (1272-1287), «Franciscus Spalatensis clericus i. n.» (1292) ecc. Appena al principio del ') Vedasi il pregevole lavoro storico di A. SELEM, Tommaso Arcidiacono e la storia medioevale di Spalato, in Rivista Dalmatica, luglio 1926, pag. 23. 2) La cosa ci è documentata da un capitolo dello Statuto (Statuto cit., pag. 24), nel quale si ordina che il podestà, oltre alla sua familia, debba portar seco un socio giurisperito e un notaio. Lo stesso Statuto (Statuta cit., pag. 51) ordina poi che «ad scribendum acta ciuilium questionum... omni anno, sequenti die postquam electio potestatis et rectoris diete ciuitatis fuerit celebrata... eligatur unus bonus et ydoneus notarius, qui non sit de prouincia Dalmatie ». 3) Qui, naturalmente, non possiamo che fare degli accenni. Ma ci ripromettiamo di tornare sull’ argomento e di svolgerlo ampiamente in un lavoro speciale sul documento privato e sulle cancellerie dei comuni medioevali dalmatini. *) Ne ricaviamo i nomi dall’archivio del monastero di san Ranieri di Spalato, conservato nel monastero di s. Maria di Zetra.