- 22 — (doc. n.ri VI e X). Di essi cioè ci sono rimate tanto le cedole originali, naturalmente volgari, quanto le trascrizioni notarili, latina quella del doc. n.ro X, ma volgare quella del doc. VI. Non occorre insistere sul pregio linguistico specialmente di quest’ultimo inventario. La sua doppia redazione volgare, semplice e indotta l’una, polita e levigata l’altra, permette al glottologo di orientarsi in una questione importantissima, come cioè i letterati, la gente dotta d’oltremare, reagisse di fronte al dalmatico, che idea ne avesse, se e quanto lo comprendesse, permette insomma di ponderare fino ad un certo punto le differenze tra il dalmatico e le parlate volgari d’oltre Adriatico. Per questo, nel pubblicare il documento, abbiamo messo l’una di fronte all’altra le due redazioni e in nota abbiamo segnalato tutte quelle particolarità esteriori nelle quali ci parve rispecchiarsi l’intima piccola battaglia del notaio con una prosa che in parte aveva bisogno di essere levigata, ma in parte anche di essere tradotta. Il notaio non riuscì a vincere completamente la sua battaglia: i frequenti spazi bianchi nella sua trascrizione ce ne sono indice sicuro. Alla mancata vittoria e al bisogno di affrontare in un secondo tempo, col sussidio di persona più esperta, la prosa ribelle, dobbiamo appunto se la cedola volgare non fu cestinata. Il terzo genere di inventari di cui dobbiamo rendere conto, sono gli inventari di divisione. Morto il capofamiglia, gli eredi, quasi sempre figlioli maschi, presto o tardi si dividevano il patrimonio. A questa divisione si procedeva così '): la sostanza veniva divisa anzitutto in tante parti quanti erano gli aventi diritto; poi su una o più cedole di uguale formato, o in quadernetti in tutto simili l’uno all’altro, si scriveva par-titamente l’inventario di ciascuna parte; poi i quadernetti o le cedole si numeravano, si ponevano in un cappello e si estraevano a sorte. In gruppo gli eredi si recavano poi dal notaio che della avvenuta divisione estendeva regolare ¡strumento. Anche qui dunque due redazioni: la prima privata, la seconda cancelleresca. Anche di questo genere di documenti la sorte ha voluto che uno (doc. n.ro Vili) ci fosse conservato in tutte e due le redazioni: la privata volgare e la cancelleresca latina. Il raffrontarle e lo studiarle nelle loro dipendenze e nei reciproci rapporti, potrà allargare al glottologo gli orizzonti che i precedenti documenti avevano aperti. Se il notaio avesse anche in questo caso, usato il volgare nell’atto ufficiale, il glottologo avrebbe ora un documento di valore linguistico assai superiore, ma lo storico e il diplomatista sarebbero privi di preziosi elementi in base ai quali determinare esattamente i ') Non ci sono nello Statuto disposizioni al riguardo. Ma siamo in grado di ricostruire esattamente la procedura di queste divisioni, anche perchè essa in molti luoghi della Dalmazia, si è conservata tale e quale sino ai giorni nostri.