— 29 — forma appariscente ai suoi privilegi non disdegna i servigi della cancelleria capitolare *). Dopo quanto abbiamo detto, crediamo non possa esservi dubbio alcuno che gli uomini necessari al funzionamento di questa cancelleria, non fossero forniti dalla scuola cattedrale. Altri particolari sull’ insegnamento e gli studi compiuti dagli ecclesiastici spalatini, non avendo fatto ricerche in argomento, non siamo in grado di dare. Ma il fatto che nel 1396 un canonico spalatino, Crestolo di Domenico, si trovava a studiare in una università d’Italia2) mostra che gli ecclesiastici spalatini sapevano anche varcare l’Adriatico in cerca di una cultura superiore a quella che potevano avere in patria. La scuola cattedrale non era a Spalato il solo istituto ecclesiastico che avesse per fine l’istruzione. Non va dimenticato che in questo secolo esistevano a Spalato, in perfetta efficienza, quattro monasteri maschili: due benedettini, un francescano e un domenicano. Quanto ai benedettini e francescani non possediamo dati sufficienti a ritenerli in questo secolo attivi anche nel campo dell’istruzione8). Il monastero dei domenicani ci apparisce invece come un istituto che esplica la sua attività, se non didattica, almeno culturale, anche fuori delle mura con inchiostro differente: in cuius rei testimonium et memoriam futurorum uo-luerunt diete partes hoc publicum instrumentum sigilli maioris reuerendissimi in Christo patris et domini domini Dominici dei gratia archiepiscopi supradicti appensione muniri ad maius robur et certitudinem premissorum ». L’ ¡strumento, al quale questa aggiunta si riferisce, è una vendita fatta in forma particolarmente solenne da Thouerdus Berisclauich de Vlasiniotoch da Cetina al suo nipote Vochisiqa Slauitich delle ville Oidomich, Petrouopolle, Podracich, Orbus e Ricqice. Si tratta dunque di slavi, che, venuti a Spalato, per farsi stendere un documento scritto, non sono soddisfatti dell'¡strumento, che ormai a Spalato e in tutta l’Italia era di uso comune, ma vogliono il privilegio, con relativa appensione di sigillo. Il fatto è interessante non soltanto perchè documenta una strana commistione di consuetudini giuridiche ungaro-slave e italiane, ma anche perchè mostra quanta importanza si desse dalle popolazioni finitime non italiane, alla presenza del sigillo. Intorno alla quale importanza, giacché siamo in argomento, ancora una cosa ci piace notare: nelle terre ungheresi una semplice impressione del sigillo teneva luogo di citazione scritta. Il fatto al BRESSLAU (Handbuch der Urkundenlehre, Lipsia, 1912, voi. I, pag. 684, n. 1) non pare dimostrato. Ma, in base a documenti trovati negli archivi di Dalmazia, siamo in grado di asserire, insieme al Sufflay, che effettivamente la pratica era diffusa. *) In un « quaternus camerariorum comunis Spaleti » per il trimestre giugno, luglio e agosto 1414, troviamo annotato: «Item dederunt [dicti canierarii] prò pergamena, cera et cordellis prò priuilegiis copiatis in Capitulo, L. II, s. V». (Archivio di Spalato, voi. XV, fase. II). 2) 1396, 19 febbraio. «Ser Marchus Crissani, procurator dumni Crestoli Dominici, canonici existentis in Studio» affitta «unam stanziam». (Archivio di Spalato, voi. X, bastardello del not. Giacomo da Piacenza, alla data predetta). s) Con ciò non intendiamo escludere che vi sia stata in essi una qualche scuola interna intesa principalmente ad educare coloro che volevano entrare nell’ ordine.