— 26 - cancelleria, sentendo giungere sino a lui il ritmo e la rima di quel canto, ne fissò sull’ultima carta di un quaderno di conti del comune, la prima quartina: Quista serena stella chi tanto è relecente sul mondo respendenti de so seran virtude. Pochi, pochissimi versi. Ma bastano per attestarci che genere di poesia fiorisse sulle labbra del popolo spalatino nel trecento e a quali accenti si aprisse il suo cuore. Pochi, ma carissimi versi, perchè sono il primo fiore di poesia che ci sia dato di cogliere su suolo dalmatico, perchè sono l’unico documento letterario espresso in quel volgare che ai dalmati è sacro. * * * Sinora abbiamo considerato la composizione etnica della popolazione spalatina nel trecento, abbiamo constatato come la lingua d’uso di questa popolazione fosse il volgare neolatino e abbiamo veduto la natura dei documenti nei quali questo volgare si esprime. Ci conviene ora penetrare più addentro nell’ambiente intellettuale, o per dir meglio, letterato del comune e studiare i mezzi e i modi della sua istruzione. Poiché, ai fini della valutazione filologica dei nostri documenti è necessario, come si vedrà, anche in questo riguardo assodare dei fatti e trarne le conclusioni. Due generi di scuole più o meno pubbliche esistevano a Spalato nel trecento: le ecclesiastiche e le laiche. Tra le prime, antichissima e ricca di belle e gloriose tradizioni era la scuola cattedrale. Sin dal medio evo più fondo uscivano da essa persone destinate non solo a reggere le sorti ecclesiastiche della vasta e importante arcidiocesi spalatina, ma a disciplinare e a governare anche la vita politica del comune. L’istruzione che in essa s’impartiva era senza dubbio completa in ogni riguardo, e atta a formare non solo il buon prete, ma anche il perfetto cittadino. Tommaso Arcidiacono, che in questa scuola ebbe certamente la prima educazione, ne è un insigne esempio *). Da essa poi, come abbiam visto, uscivano sino alla fine del duecento anche i notai del comune. Vi s’insegnavano dunque non solo la grammatica, la retorica e le discipline ecclesiastiche, ma anche l’ars dictaminis e il diritto. V’ha di più. Accanto alle tradizioni didattiche s’era venuta formando ') A. Selem, op. cit. Vedansi specialmente le pagg. 11-17 dove sono raccolte molte e importanti notizie intorno alla cultura spalatina nei sec. XI-XIll.