Le fonti della ricchezza jugoslava 205 suolo nella zona occupata. Con questa misura, l’iniziativa privata, — senza previo permesso e d'accordo col Ministero delle Finanze a Vienna, — fu totalmente esclusa, perchè lo Stato per via legale si assicurò quasi tutti gli strati mineraliferi. In pari tempo fu emanato un decreto secondo il quale tutti i giacimenti ohe venissero scoperti, dovessero essere riservati allo Stato. Con tali misure lo sviluppo industriale delle regioni occupate divenne dipendente dalla volontà del Governo Centrale di Vienna. Dopo l’occupazione furono inviati in Bosnia-Er-zegovina tre eminenti geologi per constatare la ricchezza del sottosuolo, e quindi fu subitamente emanata la legge mineraria. Questo fatto dimostra chiaramente il vero fine dello studio geologico, mentre la conseguente gelosa custodia comprova ohe, coscientemente, non si era voluto iniziare da parte del Governo Centrale uno sfruttamento razionale dei terreni appartenenti all’Erario Bosniaco e che si è premeditatamente ohiusa la porta all’industrializzazione della Bosnia-Erzegovina. Più tardi l’industrializzazione fu ostacolata anche dai dissidi, sorti fra i grandi capitalisti tedeschi e magiari, non potendosi al momento accordare sulla spartizione del prezioso bottino. Per ciò si tennero i giacimenti per così dire sotto chiave. Se si sfruttavano, lo si faceva solamente in maniera parziale ed esigua, naturalmente con cooperazione in parti uguali di capitali austro-tedeschi e magiari, essendo la sventurata regione una specie di condominio coloniale delle due nazioni, aventi l’egemonia nella Duplice Monarchia.