22 Nuovo Archivio Veneto mai, nè un Raffaello, nè un Michelangelo. G. Volpe (i) riconosce egli pure che non si può ammettere la dipen denza assoluta della Rinascenza italiana dall’ antico fondamento classico : la civiltà della Rinascenza, piuttosto che essere la conseguenza degli studi classici, è il presupposto di quegli studi : infatti senza tale presupposto, sterile sarebbe rimasto anche il Classicismo. Ma esagera poi considerando la Rinascenza come la vittoria della borghesia laicale italiana. A. Paoli (2) non vuol riconoscere col Pastor la distinzione tra Rinascimento cristiano e R. pagano. Sostiene, e in ciò esagera, che l’influenza del pensiero religioso non diminuì per l’irrompere del classicismo, ma per la defìcenza dei Pastori, che sospinse gli animi a cercare un ideale nel classicismo. Nega che questi abbiano avuto cattiva azione sulla morale : e anzi difende la moralità degli umanisti, e specialmente del Valla. Non mi pare che il Paoli riproduca esattamente il concetto del Pastor, giacché questi loda nel pensiero umanistico ciò che eleva 1’ arte e la scienza, ma deplora quanto significa abbandono della Fede e della moralità. Sullo sfondo della cultura del tempo, colloca R. Rocholl (3) la grande figura del Card. Bessarione; spiega ciò ch’egli fece sia (1) Bizantinismo e Rinascenza, La Critica 1905, p. 57. (2) Il concetto deli Umanesimo del Pastor, Pisa, Vannu^chi, pp. 97, 4.0 — R. Saitschick, Menschen u. Kunsi d. ilalia-nischen Renaissance, 2 voli., pp. Vili 566, XII 295, Berlino, Hoffmann, 1903-04. (Vuol fare un lavoro psicologico, non uno scritto di critica storica. Prende le mosse del Petrarca e del Boccaccio, ma naturalmente si ferma poi sull’ umanismo, e segue innanzi fino a Giordano Bruno. Fra l’arte e la letteratura, mostra preferenza per la prima. — R. F. Arnold, Die Kultur der Renaissance, Lipsia, Góschea, 1904, pp. 137. (Si occupa delle cose letterarie, ma trascura la filosofia). (3) Bessarion, Studien zur Geschichle d. Renaissance, Lipsia, Deichert, pp. XII 239.