guerre spietate ed odiose, come furon le guerre dei Fenicii suddetti contro i Granai o Albanesi, i quali vinti, eran costretti di dover apprendere la lingua dei vincitori, come questi avevan bisogno di apprendere la lingua dei vinti, per comunicare ai medesimi gli ordini, e consolidare quella barbara specie di governo che loro imponevano colla forza e colle più crudeli leggi. Ed ecco la ragione perchè la lingua dei vinti fu detta barbara da Platone, da Erodoto e da altri greci scrittori. Dalle cause anzidette i lettori si persuaderanno della verità delle nostre asserzioni; anzi finiranno di convincersi , se vorranno por mente ai mutamenti, o trasformazioni cui le lingue andaron soggette in tempi storici e a noi non molto lontani. Conviene quindi conchiudere che la lingua pelasgo-albanese quasi in tutta la grecia si trasformò nell’idioma oggi parlato dai greci: In Italia si cambiò nella latina dalla quale ebbero origine le lingue romanze, cioè : la portoghese, la spagnola, la francese, la provenzale e l’italiana, conservando nei vocaboli delle lingue derivate i radicali, la originatrice Qsonomia, 0 forma della naturale primitiva lingua madre. Infine colle divisioni politiche le piccole Tribù sparirono formando grandi società, e più società costituirono i regni in diverse regioni, ed i popoli che in origine parlavano un medesimo idioma, presero peculiari e nuove appellazioni, come i Bretoni, i Galli, 1 Germanici Tedeschi, gli Ausoni etc. Così anche le lingue presero peculiare e novella forma ; ragione per la quale molti scrittori di linguistica sostengono che l’idioma pelasgo-albanese abbonda di vocaboli greci, slavi, tedeschi, inglesi, italiani e latini; anzi Cantù più d’ogni altro sostiene che la lingua albanese partecipa più della latina che della greca. Noi al contrario con gli esempi che qui appresso addurremo, dimostreremo che i latini, greci, slavi etc. attinsero nel vasto fonte della lingua pelasgo-albanese. Col vocabolo Vscil, pronunziando la lettera L, come se fosse gli (nel modo che si usa dai greci) gli Albanesi dinotano un legno lungo e dritto, per lo più l’albero giovine senza rami dalle radici insino all’ultima cima. I latini con lievissima modifica dicono, Vexillum, vexilli , vexillo, e dinotano lo sten-