Le fonti della ricchezza jugoslava 115 zia e per effetto di tale apparenza essa si diffuse in Dalmazia in modo eccessivo. Ma, ricostituiti i vigneti francesi, il commercio vinicolo dalmata subì un tracollo per la cessata richiesta sul mercato francese e per la susseguente sovrabbondante produzione ohe, nei primi anni della orisi, non si seppe come e dove collocare. In quel funesto momento il Governo di Vienna aggravò la situazione con un gesto inconsiderato permettendo l’importazione del vino italiano in Austria-Ungheria. Veramente l’Italia, che si trovava e si trova in condizioni molto più favorevoli della Dalmazia per riguardo alla viticoltura, concorreva con fortuna sul meroato austroungarico, ove il commercio vinicolo dalmata si andava acclimatando dopo la perdita del mercato francese, non solamente col vino dalmata, ma con tutti i vini dell’Austria-Ungheria. Sembrava si fosse giunti alla rovina dell’intera cultura vinicola austroungarica. Infatti i prezzi del vino diventarono irrisori, la cultura divenne passiva, ed in conseguenza grandi masse della popolazione, fino allora dedite al lavoro della terra, dovettero emigrare in cerca di lavoro e di pane. In soli due anni, in seguito alla malefica “ clausola „, emigrarono dalla Dalmazia oltre 30.000 agricoltori, la miglior forza produttiva della regione. Infine il Governo di Vienna, visti i disastri causati dalla sua malaugurata politica economica, denunciò all’Italia la clausola ed impose dazi proibitivi al vino italiano. Ma con ciò non finirono i guai. Poco dopo anche in Dalmazia cominciò a spandersi la filossera. Questa, se arrecò danni enormi e distrusse intere zone, ebbe una benefica influenza, quella oioè di rendere