— 107 — Albanese o Frigia come fu dimostrato e si continuerà a dimostrare, è in uso questo vocabolo nel senso di tortello, e dicono Veccia. Sarebbe tracotante assurdità, se per eccesso di amor nazionale volessimo sostenere di essere la lingua albanese un istinto, come istinto sono la conservazione, la fame, la sete e gli altri bisogni naturali, e che l’uomo in forza di questo istinto debba assolutamente parlare l’idioma albanese: Ciò non ostante, non possiamo non mostrarci sorpresi e maravigliati del perchè quei due bambini del Re Psammetico avessero proferito la parola Pane o nutrimento in lingua albanese, e non già in un’altra delle migliaja che si parlano su la superfìcie del globo. E mestieri adunque conchiudere, e con cognizione di causa, che il bisogno o la necessità, senza dubbio alcuno sia un altro fondamento deH’origine della lingua. Quindi se l’illustre scrittore della filosofìa delle lingue, avesse avuto dimestichezza con la lingua albanese, ben altramente avrebbe scritto intorno all’origine delle lingue. Non si sa poi comprendere da quale norme si son fatti guidare quegli scrittori, che, senza fare serii studii su le lingue antiche per via di confronto, con tanta franchezza sostengono come assioma, di essere cioè le lingue formate a spizzico, tenendo conto, su la formazione di esse, del tema, del suffisso, del digamma e di altri simili ghiribizzi della loro mente, per noi belli arzigogoli capaci a raggirare a primo aspetto, l’attenzione del lettore per istrappare una precaria approvazione. Costoro hanno l’abilità di anotomizzare un vocabolo, del quale ne staccano o tagliano la prima sillaba, battezzandola col nome di tema; poi ne segano cerusicamente qualche consonante o vocale, poi aggiungono al così detto tema una desinenza, e così dopo cotale magistero presentano una intera e modificata parola come una rarità singolare. Altrove, massime se il vocabolo constasse di più sillabe, ne ritengono la prima, elidono la seconda, storpiano la terza, giustificando tale storpiatura come avvenuta per causa del tempo o del progresso che le lingue han fatto, e dopo ciò producono innanzi al tribunale letterario la. parola rimodernata qual cosa peregrina e maravigliosa. Infine