— 121 — scrittore, se avesse avuto familiarità eoa la lingua Albanese , se avesse tenuto d’occhio questa razza di popoli, la cui origine si nasconde nel buoio dei secoli, al pari di quella dei pretesi Pelasgi, ese infine avesse ponderato e ben vagliato le notizie tramandate da Erodoto, decano della storia, e quelle del sommo geografo Strabone, saremmo per dire, che veramente Esso avrebbe colto nel segno , e la storia dei Pelasgi non sarebbe finora rimasta un inesplicabile enigma. Pur troppo Esso vagando su le incerte nozioni eroiche e favolose degli antichi , applaudite nella repubblica letteraria, si allontanò , non volendo , dalla verità che stava lì per lì a raggiungere , e solo di tanto in tanto sparge degli spruzzi di luce, che al certo rivelano la valentìa della sua gran mente. Il Cantù tenero, ed a ragione, delle cose bibliche e precisamente di quel passo ove è detto, che una vasta regione esser dovea la culla del genere umano, che poscia popolar dovea l’Europa, trae l’origine prima dei Pelasgi e dice : « Che Javan quarto figlio di Giapeto po-« polò le isole vicine alla costa occidentale dell’Asia minore, « donde i discendenti tragittarono nell’ Europa. Questa razza « Giapetica si propagò nel settentrione, e si è dovuta piantare « nella regione caucasea dove oggi sono la Georgia , la Cir-« cassia, la Mingrelia eia Avogasìa o Abassìa. » Queste quattro regioni per quanto viene assicurato da Strabone , formavano un tempo l’antica Albania, come da noi precedentemente venne detto , ed eccita veramente la meraviglia come il Cantù non abbia fatto cenno alcuno intorno alla stessa. Ciò dimostra, o che gli Albanesi per lui fossero popoli di nessuna o poca considerazione, o che fossero i cosi detti Pelasgi, e si accorda con noi a ritenerli non altro che Albanesi; o infine dà a divedere di essergli sfuggito ciò che intorno a tale obbietto Strabone ed altri contemporanei di Strabone istesso han riferito, cosa che non è ; perchè il Cantù parlando della pelasgica Città Temi-scira capitale dei Leucosiri, cita le testuali parole di Strabone il quale non la dà per città, ma per una pianura, e